Nel corso della prima parte, abbiamo cominciato ad analizzare la scelta che una persona deve fare quando decide di lasciare la precedente attività (lavoro dipendente, collaboratore di studio professionale, ecc.) per mettersi in proprio come consulente ed offrire i propri servizi sul mercato.
Si tratta di una decisione importante poiché talvolta, le conseguenze di questa iniziativa possono avere ripercussioni sia sull’aspetto economico che anche sulle relazioni con le altre persone, in particolare, la famiglia.
Diventare consulente. Le cose da valutare.
Nel corso della puntata scorsa, abbiamo in particolare analizzato una serie di punti importanti ed ora, vediamo di chiudere questa sezione con l’approfondimento degli ultimi quesiti che non sono ancora stati sviluppati:
lo studio della concorrenza e del mercato.
Il sogno di fare il consulente in maniera indipendente, contagia moltissime persone per una serie di ragioni :
lo ‘status’ che talvolta questa professione offre, l’aspettativa di guadagnare bene, l’indipendenza in tutti i sensi, il ‘bello’ di fare quelle scelte che si è sempre desiderato, ecc..
Oltre a tutto ciò, bisogna anche essere ‘concreti’ a cominciare dalla valutazione del possibile mercato (il giro di lavoro) che è presente.
Sognare è bello però poi, occorre fare i conti con la realtà che purtroppo, non sempre corrisponde ai sogni.
Diventare consulente Web ed esperto Seo, giusto per fare un primo esempio, è certamente una professione accattivante ma la concorrenza in questo ambito è estremamente elevata.
Fare poi ad esempio il consulente legale in un Paese che arriva ad avere in certe province un avvocato ogni 99 abitanti (compresi moribondi, neonati, nullatenenti, ecc.), non è cosa da poco; ci vuole una chiara consapevolezza di ciò che si sta andando a svolgere.
Potremmo certamente continuare con altri numerosi esempi legate altri settori, sempre sullo stesso tono, anche se il nostro obiettivo oggi, è cercare di presentare ogni aspetto depurato da ‘fronzoli e luoghi comuni’ e più orientato invece a fornire una visione reale delle cose.
Diventare un consulente. Sapersi organizzare e gestire.
Uno degli errori più frequenti che un neo professionista (ma anche un imprenditore) può commettere, è quello di non essere in grado di organizzare decentemente la propria vita professionale (e talvolta anche quella strettamente privata).
La differenza talvolta fra un professionista di successo ed uno in difficoltà (che procede in maniera altalenante), è data talvolta appunto dalla capacità(o incapacità) di programmarsi, di amministrarsi in tutti i momenti della giornata, della settimana, nonché, riuscire a pianificare la propria esistenza riuscendo ad inserire ogni elemento nel giusto tassello e gestendo con equilibrio la propria vita professionale e privata insieme.
Diventare consulente. Mettersi in proprio con successo.
In questo post, anche con l’obiettivo di concretizzare ciò che è stato detto sino ad ora nei due articoli, diamo spazio ad una prima testimonianza, quella di un consulente che da 12 anni si è messo in proprio con soddisfazione.
‘Ho lavorato come collaboratore per un importante studio di fiscalisti.
Il sogno di quasi ogni commercialista è quello di aprirsi un proprio ufficio e mettersi in proprio.
In pochi però, riescono a crearsi uno spazio veramente interessante e devo dire che non è solo questione di mercato o di fortuna.
Ci sono persone che sono adatte per fare i dipendenti, ricoprire un ruolo all’interno di una struttura e rispondere con le proprie mansioni ad una serie di competenze ma certamente, non sono in grado di rendersi completamente autonomi ed organizzarsi a 360 gradi, oltre a gestire l’attività di alcuni collaboratori che operano nello stesso studio.
Io ho la fortuna di essere una persona indipendente da sempre e questo, mi ha favorito quando ho deciso di mettermi in proprio.’
Nella terza puntata, si continua con il resto delle testimonianze.
Continua.